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Arts

L’ESTETICA DEL GUSTO

a cura di Simone Ceschin

La mostra L’Estetica del Gusto, ospitata all’interno della cornice di Ca’ Vendramin Calergi, negli spazi del ristorante AB – Il lusso della semplicità dello chef Alessandro Borghese, a cura di Simone Ceschin, presenta i lavori di venti artisti provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Venezia.
A partire da ricerche e sensibilità eterogenee, le opere in mostra si confrontano con il gusto come esperienza complessa, capace di evocare sensazioni, memorie e significati.
Le opere raccolte all’interno della mostra si muovono attorno a una zona liminale, là dove il piacere incontra la forma, dove la materia del cibo si fa immagine, simbolo e visione.
I lavori non si limitano a essere ospitati, ma instaurano un dialogo attivo con l’ambiente che li accoglie. In questo contesto, la mostra si configura come un dispositivo estetico che trasforma lo spazio conviviale in luogo espositivo, ridefinendo le soglie tra arte e quotidianità. Il cibo è materia viva e gesto ripetuto, le immagini esposte riflettono, duplicano e talvolta disarticolano i rituali della preparazione, del taglio, dell’attesa e del consumo. Le scene rappresentate, una pausa per mangiare, un piatto in preparazione, frammenti di ingredienti e di stoviglie, attivano una riflessione sul quotidiano attraverso lo sguardo.
La mostra invita a rallentare, a sostare, a riappropriarsi del tempo dello sguardo così come quello del gusto. In un’epoca in cui il consumo tende a semplificare e accelerare ogni gesto, i dipinti ci restituiscono l’importanza della cura, della scelta e dell’attenzione.

The exhibition “The Aesthetics of Taste,” hosted within the Ca’ Vendramin Calergi, in the spaces of chef Alessandro Borghese’s restaurant AB – Il lusso della semplicità, edited by Simone Ceschin, presents the works of twenty artists from Accademia di Belle Arti Venezia.
Drawing on diverse research and sensibilities, the works on display engage with taste as a complex experience, capable of evoking sensations, memories, and meanings.
The works within the exhibition revolve around a liminal zone, where pleasure meets form, where the material of food becomes image, symbol, and vision.
The works are not merely displayed, but establish an active dialogue with the environment that hosts them. In this context, the exhibition is shaped as an aesthetic device that transforms the convivial space into an exhibition space, redefining the boundaries between art and everyday life. Food is a living substance and a repeated gesture; the images on display reflect, duplicate, and sometimes disarticulate the rituals of preparation, cutting, waiting, and consumption. The scenes depicted—a pause to eat, a dish in preparation, fragments of ingredients and dishes—encourage a reflection on everyday life through a glance.
The exhibition invites us to slow down, to pause, to reclaim the time of a glance as well as that of taste. In an age where consumption tends to simplify and accelerate every gesture, the paintings remind us of the importance of care, choice, and attention.